Cari amici,
vorrei innanzitutto aprire con un pensiero affettuoso, di gratitudine, all’amato papa Francesco, che ha riconosciuto il martirio del servo di Dio Floribert e che lo ha interpretato nel suo memorabile discorso ai giovani di Kinshasa. Ma come non essere grati al santo padre Leone XIV, che ha decretato la beatificazione di Floribert Bwana Chui. E abbiamo ricevuto dalle mani del cardinal Semeraro il decreto.
Siamo profondamente grati al santo padre, ma siamo anche molto grati, e lo ringrazio, al cardinal Semeraro, che ha presieduto questa celebrazione con tanta partecipazione e che ha parlato in maniera così appassionata della vita del servo di Dio, facendoci scoprire nuovi aspetti di una storia che è ancora da comprendere.
Ringrazio voi tutti che siete qui, ma in modo particolare gli amici congolesi, la famiglia di Floribert Bwana Chui, la mamma e i fratelli, che così significativamente hanno portato in mezzo a noi quella reliquia: l’abito che Floribert indossava al momento del martirio.
Ringrazio la Chiesa congolese, l’episcopato, il presidente della Conferenza Episcopale, il vescovo di Goma. E, in modo tutto particolare, il cardinal Ambongo, per le sue parole anche così affettuose nei confronti della Comunità di Sant’Egidio. Grazie veramente per questa celebrazione, che è stata piena di preghiera e di speranza per il Congo, ma anche di solidarietà per la sua Chiesa, così determinata a cercare la pace e la giustizia.
Saluto la Comunità di Sant’Egidio di Goma, che era la più rumorosa fra i congolesi! E la gratitudine a voi tutti.
Questa figura di Floribert, che si è svelata con questa immagine innanzi a noi, ha molto da dire in questo tempo conflittuale e di culto della forza e del denaro. Questo giovane ventiseienne mostra che si può vincere il male con il bene, che la debolezza non è una condanna e che, nella debolezza di chi crede, di chi prega, di chi ama i poveri, c’è una forza.
Oggi, nell’umile Floribert c’è una nota eroica, che tante volte manca nella nostra vita rassegnata. Ma il beato Floribert Bwana Chui, con la sua testimonianza, fa scoprire questa nota eroica a ciascuno di noi. Fa scoprire una forza di pace, di bene, di cambiamento, di fiducia in Dio.
Dice il profeta Isaia: Il vitello e il leoncello pascoleranno insieme, e un fanciullo li guiderà. In questo mondo c’è bisogno di mettere insieme il vitello e il leoncello, il lupo e l’agnello. Chi li guiderà? Un fanciullo. Oggi il fanciullo è un giovane, ucciso a Goma nel 2006, che diviene un testimone e una guida, come ha detto il cardinale, per i più vecchi di noi, ma anche per i giovani. Una luce per i giovani congolesi, africani e del mondo intero.
Diviene un testimone e una guida per i congolesi, e certo per l’intera Comunità di Sant’Egidio. Sì, una guida, per una vita che sia generosa e forte. Il beato Floribert Bwana Chui mostra ai rassegnati come c’è una speranza di un futuro di pace. È quella pace, è quella giustizia che noi auguriamo al nostro carissimo Congo, e in particolare al Kivu, un Paese che noi portiamo sempre nel nostro cuore, non fosse che per il lascito del beato Floribert.
Grazie.