L'annuale veglia di preghiera in memoria di quanti hanno dato la vita per il Vangelo
La celebrazione nel Santuario di Madonna della Neve per ricordare donne e uomini che vissero cristianamente, sino all'estremo sacrificioI segni posti sull'altare: lampade e fiori per i cinque continenti, dopo la lettura dei nomi e delle storie dei martiri
Anche quest'anno la città di Frosinone ha ospitato l'annuale veglia di preghiera interdiocesana: una iniziativa promossa dalle Diocesi di Anagni-Alatri e di Frosinone-Veroli-Ferentino, in occasione della "Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri" che ogni anno si svolge il 24 marzo; in quella data, nel 1980, monsignor Oscar A. Romero venne ucciso mentre stava celebrando l'Eucarestia a San Salvador.
La veglia - curata dai centri missionari delle due diocesi ed animata dal coro diocesano della diocesi di Frosinone - è stata presieduta dal vescovo Ambrogio nel Santuario di Madonna della Neve. Nella sua omelia - il cui testo integrale è disponibile su www.diocesifrosinone.it - Spreafico ha spiegato come, in ogni tempo e in tanti luoghi del mondo, ci siano «martiri e testimoni della fede, che hanno donato la vita per il Vangelo, per amore del Signore e dei fratelli e sorelle, soprattutto dei più poveri. Ne ricorderemo tanti, ma sarebbero molti di più se dovessimo menzionare tutti». Donne e uomini, di età diverse, «ci ricordano chi sono i cristiani, i discepoli di quel Signore e Maestro che si è fatto servo di tutti, che ha parlato con tutti, ha ascoltato il grido dei poveri, ha guarito i malati, perdonato i peccatori, salvato dalla morte, addossandosi il dolore del mondo».
Tra loro, il vescovo ha scelto di soffermarsi in particolare sulla storia «di un giovane proveniente da Goma nella Repubblica Democratica del Congo, in quella regione oggi segnata dalla violenza della guerra: Floribert Bwana Chui. Era un giovane di 26 anni, che con la Comunità di Sant'Egidio di Goma aiutava i ragazzi di strada a seguire la scuola e a vivere con dignità e nell'amicizia. Era commissario alle Avarie della dogana della città, che confina con il Ruanda. Volevano far entrare attraverso quella dogana un grosso carico di riso avariato, che avrebbe ucciso molte persone. Fecero pressione su di lui cercando di corromperlo con molto denaro. Lui si oppose dicendo a un medico a cui aveva chiesto un parere sui danni che avrebbe provocato quel riso: "Il denaro presto sparirà. E invece, le persone che dovevano consumare quei prodotti, cosa sarebbe mai di loro? ... Se faccio tutto questo vivo nel Cristo? Vivo per Cristo? Come cristiano non posso permettere che si sacrifichi la vita della gente. È meglio morire piuttosto che accettare quei soldi". Il denaro, necessario per vivere, ma anche grande antagonista del bene e della giustizia. Floribert ha resistito, non si è fatto intimidire. È stato riconosciuto martire per la fede da papa Francesco il 25 novembre 2024».
A ciascuno di noi l'invito e l'impegno ad opporsi al male, attraverso «la Parola di Dio, la preghiera, la cura degli altri, sono forza di amore, resistenza al male, benedizione di bene per l'umanità. Sia il vestito di cui ci ha parlato il Vangelo e che indossiamo ogni volta che siamo davanti al Signore e in tutte le scelte della vita. Sia questo l'abito della festa, la festa della misericordia, della pace, dell'amore di Dio, per noi e per l'umanità».
«Vorrei chiedevi di pregare anche per tutti coloro che sono stati colpiti da un terribile terremoto in Myanmar (trecento volte più forte di quello di Amatrice), paese che soffre da anni per una guerra civile devastante. Che il Signore accolga tra le sue braccia chi è morto e faccia crescere la solidarietà perché i superstiti siano soccorsi e curati», ha concluso Spreafico.
La veglia - curata dai centri missionari delle due diocesi ed animata dal coro diocesano della diocesi di Frosinone - è stata presieduta dal vescovo Ambrogio nel Santuario di Madonna della Neve. Nella sua omelia - il cui testo integrale è disponibile su www.diocesifrosinone.it - Spreafico ha spiegato come, in ogni tempo e in tanti luoghi del mondo, ci siano «martiri e testimoni della fede, che hanno donato la vita per il Vangelo, per amore del Signore e dei fratelli e sorelle, soprattutto dei più poveri. Ne ricorderemo tanti, ma sarebbero molti di più se dovessimo menzionare tutti». Donne e uomini, di età diverse, «ci ricordano chi sono i cristiani, i discepoli di quel Signore e Maestro che si è fatto servo di tutti, che ha parlato con tutti, ha ascoltato il grido dei poveri, ha guarito i malati, perdonato i peccatori, salvato dalla morte, addossandosi il dolore del mondo».
Tra loro, il vescovo ha scelto di soffermarsi in particolare sulla storia «di un giovane proveniente da Goma nella Repubblica Democratica del Congo, in quella regione oggi segnata dalla violenza della guerra: Floribert Bwana Chui. Era un giovane di 26 anni, che con la Comunità di Sant'Egidio di Goma aiutava i ragazzi di strada a seguire la scuola e a vivere con dignità e nell'amicizia. Era commissario alle Avarie della dogana della città, che confina con il Ruanda. Volevano far entrare attraverso quella dogana un grosso carico di riso avariato, che avrebbe ucciso molte persone. Fecero pressione su di lui cercando di corromperlo con molto denaro. Lui si oppose dicendo a un medico a cui aveva chiesto un parere sui danni che avrebbe provocato quel riso: "Il denaro presto sparirà. E invece, le persone che dovevano consumare quei prodotti, cosa sarebbe mai di loro? ... Se faccio tutto questo vivo nel Cristo? Vivo per Cristo? Come cristiano non posso permettere che si sacrifichi la vita della gente. È meglio morire piuttosto che accettare quei soldi". Il denaro, necessario per vivere, ma anche grande antagonista del bene e della giustizia. Floribert ha resistito, non si è fatto intimidire. È stato riconosciuto martire per la fede da papa Francesco il 25 novembre 2024».
A ciascuno di noi l'invito e l'impegno ad opporsi al male, attraverso «la Parola di Dio, la preghiera, la cura degli altri, sono forza di amore, resistenza al male, benedizione di bene per l'umanità. Sia il vestito di cui ci ha parlato il Vangelo e che indossiamo ogni volta che siamo davanti al Signore e in tutte le scelte della vita. Sia questo l'abito della festa, la festa della misericordia, della pace, dell'amore di Dio, per noi e per l'umanità».
«Vorrei chiedevi di pregare anche per tutti coloro che sono stati colpiti da un terribile terremoto in Myanmar (trecento volte più forte di quello di Amatrice), paese che soffre da anni per una guerra civile devastante. Che il Signore accolga tra le sue braccia chi è morto e faccia crescere la solidarietà perché i superstiti siano soccorsi e curati», ha concluso Spreafico.
[ Roberta Ceccarelli ]