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sabato 7 giugno

Vigilia di Pentecoste


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Chiunque vive e crede in me
non morrà in eterno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro degli Atti 28,16-20.30-31

Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia.
Dopo tre giorni, egli fece chiamare i notabili dei Giudei e, quando giunsero, disse loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo o contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. Questi, dopo avermi interrogato, volevano rimettermi in libertà, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. Ma poiché i Giudei si opponevano, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere, con questo, muovere accuse contro la mia gente. Ecco perché vi ho chiamati: per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena". Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Se tu credi, vedrai la gloria di Dio,
dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

La conclusione del libro degli Atti descrive brevemente la consegna del Vangelo a Roma. Paolo iniziò la sua missione in una casa privata, mentre era agli arresti domiciliari. Godendo di una certa benevolenza da parte delle autorità romane, poté invitare i rappresentanti della comunità ebraica. E, sebbene molti di essi non abbiano accolto la sua predicazione, non gli furono tuttavia ostili, anzi mostrarono grande tolleranza, ammettendo esplicitamente di non avere nulla contro di lui. Paolo restò in quella casa, situata molto probabilmente vicino al quartiere ebraico, per due anni. La trasformò in un centro missionario. Anche se incatenato nel corpo, svolse un intenso lavoro apostolico: in casa riceveva gente, predicava, pregava e scriveva lettere alle comunità lontane. Nulla, neppure le catene impedivano all'apostolo di comunicare il Vangelo. Quale esempio per noi, che pure abbiamo a disposizione strumenti e mezzi, ma facciamo fatica, se addirittura non dimentichiamo proprio di farlo, a parlare al cuore della gente! La narrazione si interrompe a questo punto bruscamente, come a significare che di qui inizia la diffusione del cristianesimo nel mondo intero. Il martirio di Paolo non viene raccontato. Da altre fonti sappiamo che sul finire del secondo anno di permanenza a Roma il clima verso i cristiani era cambiato e Nerone aveva scatenato una persecuzione della quale anche Pietro e Paolo furono vittime. Luca sottolinea solamente che Paolo con franchezza predicava la fede cristiana. Quel giovane, che custodiva i mantelli mentre si lapidava Stefano, si era lasciato sedurre da Gesù al punto da incamminarsi per le vie del mondo "annunciando il Vangelo del regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo". Giunto a Roma, Paolo, ebreo e cittadino romano, cioè del mondo, pur incatenato nel corpo, visse la grande libertà del discepolo di Gesù.